LA MALATTIA CRONICA NELLA VITA DELLA PERSONA
La malattia, è un processo ampio. Se noi pensassimo alla malattia solo come fatto biologico, ossia come a una disfunzione di settori biologici del nostro organismo sbaglieremmo grossolanamente. Questa visione sarebbe molto riduttiva, esattamente come riduttivo sarebbe anche pensare che la persona malata abbia un singolo organo malato. La persona che ha un organo malato è malata tutta, anche nel caso di malattie banali: non può concentrarsi a leggere, a guardare la televisione diventa nervosa, tollera poco le visite.....
La malattia mette in crisi tanti ambiti della personalità, l'ambito cognitivo, i propri valori, i propri modi di vedere, tutto.
Ad essere coinvolto non è solo l'aspetto organico, ma anche quello affettivo - emotivo. La malattia infatti rappresenta una rottura dei nostri equilibri e suscita in ognuno di noi, a prescindere dalla sua gravità, il fantasma della morte. In qualche modo la malattia ci ricorda che la nostra esistenza ha un termine e se, nei casi non gravi, questo promemoria non tanto piacevole può essere dimenticato facilmente appena la patologia è passata, così non è nel caso della malattia cronica che rimane sempre più o meno presente.
Un ulteriore ambito che la malattia rimette in discussione è poi quello relazionale. La malattia cambia le relazioni! Questa traccia una rete complessa di significati; scardina quelli consueti, costruiti fin dalla prima infanzia e ne immette altri, costringendoci a ristrutturare il nostro mondo cognitivo, emotivo.
COME RISPONDE LA PERSONA ALLA MALATTIA?
In situazione di malattia possono succedere due cose :
- la persona, seppure malata, riesce a sottolineare la parte sana, e allora fa in modo di ricordarsi che è una malattia transitoria all'interno di un percorso di vita sostanzialmente sano,
- se la malattia è cronica, questa riflessione è impossibile e la patologia finisce per mettere in discussione tutta la vita della persona. In realtà però il modo di continuare a vivere nonostante la malattia esiste ugualmente e se noi, o i nostri assistiti, sottolineiamo solo la parte malata di noi stessi, finiremo per focalizzarci solo su quest'ultima, perdendo la possibilità di valorizzare e di attivare le energie residue che devono essere messe in funzione per guarire o per adattarci alla nuova condizione. La malattia cronica inoltre, è una presenza irreversibile, con aggravamenti periodici che hanno bisogno di impegno sia per l'assistenza sia per i possibili peggioramenti o per il sopravvenire di ulteriori handicap.
IL VISSUTO SOGGETTIVO DELLA MALATTIA
Sarà necessario tener sempre ben presente che ogni persona malata dà alla malattia significati e valori strettamente personali.
Solo nell'ambito di un ascolto profondo è possibile capire la singola persona malata. Questa può sperimentare dei sensi di colpa, può sentirsi inadeguata di fronte alla sua situazione difficile o provare vergogna della sua malattia specie se nel suo ambito relazionale emergono dei giudizi di merito circa la propria condizione. Nell'ambito di una consulenza psicologica l'obiettivo del professionista è quello di permettere alle persone portatrici di una malattia di esprimere dapprima con pudore, e quindi molto velatamente, e dopo più coraggiosamente, questi vissuti, di cui la stessa persona potrebbe non comprendere la radice.
In questo modo si potrà promuovere nella persona una riscoperta della dimensione umana della malattia. Compito dello psicologo diventa quindi quello di fare in modo che la persona, esprimendo i propri sentimenti e le proprie emozioni al di là di ogni giudizio, possa entrare in contatto con le proprie risorse e possa applicarle promuovendo il suo adattamento alla nuova condizione ed aumentando il senso di controllo personale sulla propria vita. Rovesciando quindi l'ottica rinunciataria, la persona potrà così riconoscere le proprie parti sane, e quindi attivarle, e recuperare la fiducia nelle proprie capacità residue.
CONSEGUENZE DELLA MALATTIA CRONICA
La malattia dunque rompe la continuità della vita e incide sull'identità della persona. Ma è fondamentale comprendere che, pur con tutti i cambiamenti dell'esistenza, rimane la continuità della nostra autocostruzione e del nostro valore personale, sebbene la nostra immagine corporea sia messa a dura prova.
A questo possiamo rispondere in modi diversi anzitutto in dipendenza della nostra struttura di personalità. Personalità solide o ossessive, oppure le personalità a sfondo depressivo rispondono in maniere molto differenti.
Inoltre rispondiamo a questo terremoto psichico nella nostra esistenza a seconda della nostra capacità e qualità di adattamento (che si è strutturata in epoca pre-morbosa).
Altro elemento che favorisce il riadattamento alla nuova e difficile situazione, è il contesto familiare e sociale, cioè gli scenari su cui il malato si muove. Questi scenari possono renderci più difficile l'adattamento alla nuova situazione di malattia cronica. Lo scenario relazionale-sociale su cui il malato cronico lavora è infatti di fondamentale importanza, come del resto le circostanze in cui si verifica l'esordio.
COS'E' LA MALATTIA CRONICA
Vengono definite malattie croniche le patologie che accompagnano la persona nel corso di tutta la vita.
Queste possono differire notevolmente tra loro sia per quanto riguarda le cause, gli organi interessati, il decorso o la sintomatologia. Tra le più diffuse o conosciute si possono menzionare per es. il diabete, l’artrosi/artrite, l’asma, la celiachia, le patologie tiroidee, la sclerosi multipla etc. Pur trattandosi di condizioni mediche profondamente diverse tra loro, vi sono alcuni aspetti che tendono ad accomunarle:
– la presenza di una sintomatologia che tende a perdurare nel tempo (pur riconoscendo a volte periodi di remissione ovvero assenza totale o quasi dei sintomi)
– la necessità, da parte della persona che ne è affetta di adattarsi ad un nuovo stato, fisico e psicologico, che la malattia comporta.
Esistono infatti per numerose malattie croniche terapie mirate al rallentamento del decorso o alla riduzione della sintomatologia ma non esiste, ad oggi, una medicina in grado di curare definitivamente la patologia.
Risulta pertanto importante per la persona che ne è affetta, gestire i cambiamenti fisici che talvolta la malattia propone, adottare nuovi stili di vita nonché integrare la malattia nella propria identità al fine di raggiungere un miglior benessere personale.
Un buon adattamento alla malattia, da un punto di vista psicologico, comporta innanzitutto il riconoscimento e l’elaborazione dei vissuti di rabbia, tristezza o paura che spesso accompagnano la nuova diagnosi. Si tratta di reazioni assolutamente comuni e normali che meritano tuttavia una adeguata attenzione affinché rappresentino emozioni transitorie e non si strutturino come uno stato affettivo permanente e duraturo.
Un altro passo importante è saper riconoscere i limiti che talvolta la malattia impone e ridefinire alcuni aspetti della propria identità personale per evitare inutili e estenuanti sfide contro se stessi al fine di rincorrere e ricalcare l’immagine di sé, prima della diagnosi.
Tale aspetto risulta particolarmente evidente quando la malattia cronica si presenta improvvisamente nel corso di una vita fino ad allora considerata “sana” facendo vacillare il senso di “certezza” che fino a quel momento aveva accompagnato il percorso di crescita personale. La sensazione è di una profonda rottura tra il cosiddetto “prima” e il “dopo” con la tendenza a focalizzarsi esclusivamente su tutti quegli aspetti negativi che la malattia ha comportato ed in particolar modo su tutti quei progetti o attività che la nuova condizione di salute non permette più di svolgere.
A tale proposito è importante sottolineare che la costruzione dell’identità personale è un processo in continua evoluzione, dura tutta la vita e ci permette, pur mantenendo un senso di sé stabile, di operare delle modificazioni in relazione alle esperienze vissute nel corso della propria esistenza.
Risulta pertanto importante riflettere sugli obiettivi che fino al momento della diagnosi avevano accompagnato la propria vita e se necessario operare su di essi dei piccoli “aggiustamenti” .
Infine, ma non di minor rilevanza, è doveroso ricordare che l’adattamento alla malattia cronica è un obiettivo che spesso coinvolge l’intero contesto famigliare e sociale e non il singolo individuo. Infatti in misura diversa, a seconda delle malattie, la famiglia potrebbe trovarsi a dover modificare alcune abitudini, convogliare risorse, apportare sostegno (fisico o psicologico), o in alcuni casi dover transitoriamente o meno modificare alcuni ruoli. La famiglia rappresenta spesso il contenitore nel quale le paure, la rabbia e la tristezza vengono riversate.